“A future with an
ancient heart”, questo il titolo della 10a conferenza
ESHA, tenutasi a ROMA, presso l’hotel Sheraton (EUR) nei giorni
2-3-4 novembre. L’ESHA (European School Heads Association), da anni
opera a livello europeo, creando preziose occasioni di raccordo fra
le politiche scolastiche delle varie realtà nazionali, nella
consapevolezza di perseguire comuni obiettivi e nella coscienza di
condividere un medesimo bagaglio di storia, cultura, simboli,
valori. La conferenza è stata fortemente voluta ed ineccepibilmente
organizzata dall’A.N.P. (Associazione Nazionale Presidi), che da
anni si distingue per impegno e coscienza dell’alta professionalità
richiesta oggi alla scuola, occupandosi tra l’altro di formazione e
aggiornamento di capi d’istituto e docenti. |

dr. Burkhard
Mielke |
Dopo la relazione introduttiva
del presidente dell’ANP, dott. Giorgio Rembado ed il suo benvenuto
ai numerosi rappresentanti (per lo più capi d’istituto, docenti,
studiosi del settore scolastico), il neopresidente dell’ESHA, dr.
Burkhard Mielke, succeduto al prof. Antonino Petrolino, presidente
uscente, procede all’apertura della conferenza. Il dott. Miele
esprime innanzitutto riconoscenza per l’ospitalità italiana a Roma,
dove proprio nel 1957, con il Trattato di Roma, furono poste le basi
per una nuova era di pace, dialogo, cooperazione fra i popoli
europei, quand’anche allora non si facesse esplicito riferimento
all’istruzione, essendo altri e ben più urgenti i problemi: la
stabilità, la pace, lo sviluppo economico integrato. |
Dopo quasi un
cinquantennio, con un bagaglio ormai consolidato di cooperazione, scambi,
contatti per la mobilità di studenti e docenti ed i molteplici progetti
(ad es. Comenius, Erasmus, Lingua 2000) e dopo le varie conferenze (Lisbona
2000 fra le più attuali e significative), forte ed inderogabile è la
necessità di scommettere sull’istruzione, come patrimonio del futuro
europeo, da sviluppare nell’arco di tutta la vita (“lifelong learning”),
per l’attuazione della società della conoscenza, individuata come
fattore imprescindibile di sviluppo e crescita, anche della produttività.
Molti i modelli organizzativi messi a confronto, allo scopo precipuo di
valorizzare le “migliori pratiche” e di creare comuni codici linguistici e
comunicativi, relativamente a termini impostisi, oggi, all’attenzione
degli operatori della scuola: autonomia, come responsabilità, “accountability”,
efficacia nel raggiungimento degli obiettivi, equità
che, come ha sottolineato la prof.ssa Luisa Ribolzi, non può che
realizzarsi differenziando interventi e strategie, in funzione delle
diverse potenzialità dei discenti, al fine di promuovere le eccellenze e
nel contempo favorire la condivisione del sapere che acquista, così, una
sua dimensione sociale (“cooperative learning”).
La scuola degli
obiettivi e dell’efficacia, come osservato dal dr. Roger-François
Gauthier, non può fare a meno di un sistema di valutazione idoneo e
bilanciato; tutto ciò significa non calare rigidamente ed impropriamente
criteri desunti da altre esperienze, per esempio dalla gestione d’impresa,
ma attuare nel suo stesso ambito processi di elaborazione del sapere e,
nello specifico, saper valutare se stessa, rivendicando così una sua
peculiarità ed autonomia docimologica che non dovrà mai
significare autoreferenzialità. Altro tema ribadito ed attentamente
analizzato, è stata la “leadership”, intesa come irrinunciabile
competenza comunicativa in relazione a valori etici, principî di vita,
idealità, ancor più che come competenza squisitamente manageriale, laddove
quest’ultima è tuttavia necessaria e complementare. A conclusione dei
lavori, la prof.ssa Caterina Cimino, che ha legato fra loro i vari momenti
con stile cordiale e professionale, congeda i partecipanti (fra cui anche
una delegazione cinese) con un arrivederci a Copenaghen nel 2008.
Fernanda Grana
Roma, novembre 2006 |